Le alluvioni Il territorio
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Chi frequenta la montagna, soprattutto durante la piovosa stagione autunnale, avrà avuto occasione di vedere l’improvviso aumento di velocità e volume dell’acqua dei torrenti e il suo cambiamento di colore. L’aumento di portata può considerarsi la naturale conseguenza della pioggia intensa nel bacino a monte, mentre il cambiamento di colore e il maggior grado di torbidità indicano invece l’inizio di un fenomeno di erosione. La torbidità dell’acqua denota, infatti, asportazione di terreno per scavo in alveo, franamento di sponde e abbassamento dei versanti.
Il dissesto idrogeologico è una diretta conseguenza di questo fenomeno che avviene spontaneamente in montagna e che interessa le terre emerse del pianeta. Erosione significa asportazione, trasporto e deposito in altro luogo di materiali inerti. Le acque, assieme alla neve e ai ghiacciai, e la gravità sono i fattori che la determinano. Lo svolgimento del fenomeno erosivo è condizionato da molti fattori, tra questi la resistenza offerta dallo strato superficiale del suolo e la copertura arborea.
L’asportazione del terreno da parte dell’acqua non avviene sempre con uniformità sulla superficie: le acque di scorrimento si concentrano in rivoli e formano incisioni dove il terreno presenta minore resistenza. Questo è il modo in cui si manifesta generalmente negli alti bacini delle nostre vallate alpine, caratterizzate da estesi ammassi morenici, forti dislivelli, precipitazioni intense e concentrate in brevi periodi dell’anno. L’entità dell’erosione può assumere dei valori importanti e incidere profondamente il terreno lasciando tutto un disegno di creste e guglie che testimoniano l’antico livello del terreno, com’è ben visibile con le erosioni della borgata Molè e il chouqué del Margrit nel comune di Chianocco.
Nel torrente si distingue una parte alta denominata circo d’erosione a forma di grande imbuto che corrisponde generalmente alle sezioni di scavo, una parte intermedia nella quale avviene il trasporto del materiale scavato in alto ed infine una parte terminale nella quale avviene il deposito definitivo (cono di deiezione). Il circo d’erosione tende progressivamente ad abbassarsi ed allargarsi per effetto dello scavo operato dallo scorrimento dell’acqua; il canale di trasporto tende a modificare la propria sezione subendo l’azione congiunta della velocità dell’acqua e del deposito dei materiali di maggiore mole, il cono di deiezione tende infine ad un innalzamento di livello per il deposito definitivo del materiale.
I torrenti Prebéc e Rocciamelone, distanti pochi chilometri tra loro e per molti versi simili, nel tempo hanno originato due coni di deiezione su cui sono sorti gli abitati di Chianocco e Foresto. La differenza fondamentale tra i due bacini sta nel circo d’erosione: ridotto e poco attivo quello del rio Rocciamelone, enorme e con una attività di scavo molto importante quello del torrente Prebéc dove costituisce la Gran Gorgia, gigantesca incisione a “V” nel materiale morenico. Questa differenza fa sì che in caso di forti piogge il Prebéc trasporti notevoli quantità di materiale solido, causa principale dei danni materiali, a differenza del rio Rocciamelone, interessato da questo fenomeno in misura minore. Il Prebéc ha quindi sempre rappresentato un pericolo per il territorio del comune di Chianocco in misura maggiore di quanto lo sia stato il rio Rocciamelone per Foresto.
Le prime notizie documentate, riguardanti piene disastrose del Prebéc, risalgono ai primi anni del 1300. Negli archivi troviamo poi notizie di alluvioni nel 1605, 1637, 1661, 1662, 1666, 1698, 1706 e 1728.
Le notizie si fanno più precise a partire dal XIX secolo e numerosi eventi alluvionali sono documentati: di particolare gravità la piena del 2 giugno 1887, quando il torrente a causa di un violento temporale disalveò immediatamente a valle dell’Orrido di Chianocco distruggendo la frazione Roccaforte e causando 6 vittime. In tale occasione si venne a formare un letto stabile che rimase attivo fino ai lavori d’incanalamento in un letto artificiale realizzati del Genio Civile a partire dal 1915.
Seguirono numerosi eventi meno disastrosi ma il 9 luglio 1923, dopo alcuni furiosi temporali registrati nei giorni precedenti, un violentissimo acquazzone staccò alcuni tratti di sponda dell’affluente rio Pianfè originando una colata detritica. In seguito furono misurate le tracce del passaggio della colata: nei tratti rocciosi più stretti le spalmature di fango si trovavano 9 metri sopra il fondo alveo.

L'episodio più grave avvenne però tra il 12 e il 16 giugno 1957: l'intero bacino della Dora in quel periodo fu interessato da un gravissimo evento alluvionale. Il Prebéc rovesciò a valle in quell'occasione 50.000 metri cubi di materiale detritico spazzando via alcune opere trasversali costruite in precedenza (tra cui una alta 16 m!), devastando manufatti e colture e rovinando sulla ferrovia. I testimoni oculari affermarono che in seguito a precipitazioni di carattere eccezionale, si ebbero 2 ondate di piena. Nella prima il materiale detritico trasportato, ostruite le luci del ponte ferroviario e della vicina statale 25, sovralluvionò il tratto terminale del canale artificiale, danneggiando le abitazioni limitrofe. Poi allo sbocco dell’Orrido, poco a valle del municipio, le acque si aprirono una breccia di circa 50 metri di larghezza nell’argine sinistro riattivando l’alveo stabile in cui il torrente scorreva dal 1887 sino al 1915, data d’inizio della costruzione dell’attuale canale a difesa della linea ferroviaria. Le acque, cariche di tronchi e massi d’ogni dimensione devastarono la frazione Vernetto rendendo inutilizzabili per molto tempo 100 ettari di terreno coltivabile nei pressi delle borgate Colombé, Vindrolere e Crotte.
"Tutto questo sconquasso è stato provocato dal temporale che si è scatenato sulla bassa valle tra le 6 e le 9 di ieri mattina. Un temporale di tale violenza che, diceva la gente "si vedeva tutto bianco". La montagna è franata in mille punti, chiudendo i rii con dighe improvvise; si sono formati alti bacini poi l'acqua, quando ha superato gli sbarramenti di terra e di pietra, è precipitata in una ondata travolgente" (Stampa sera, 17-18 giugno 1957).
In seguito sono stati segnalati un notevole trasporto di materiale solido nel 1977 e altri quattro modesti eventi di piena, nell’aprile 1981, nell’ottobre 1993, nel maggio 1994 e nel novembre 1994.
Dalle notizie disponibili sugli eventi alluvionali degli ultimi due secoli si può valutare che il torrente Prebéc abbia una portata di piena degna di essere annotata e ricordata ogni dieci anni; se consideriamo solo gli eventi che hanno causato forti danni alle infrastrutture ed agli edifici con estesi allagamenti e danni ai coltivi (eventi del 1846, 1887, 1905, 1923, 1957, 1977) si ricava una frequenza media di un evento ogni 25 anni.