Preistoria Tracce del passato
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BALM CHANTO
Riparo sotto roccia dove cacciatori e pastori seminomadi abitavano circa 2500 anni prima di Cristo. A partire dal 1983 scavi archeologici hanno portato alla luce manufatti in osso e pietra levigata e resti di recipienti in terracotta. La superficie rocciosa piana è disseminata da una cinquantina di coppelle (incavi emisferici artificiali scavati nella roccia) sparse senza apparenti criteri. Sono incisioni molto abrase dall’azione degli agenti atmosferici, ma ancora visibili se le condizioni di luce radente lo consentono.
Questo complesso di incisioni rupestri non sarebbe degno di particolare nota, essendo estremamente frequente in molte zone della Val Chisone, ma si evidenzia proprio per la connessione stretta con l’importante sito di insediamento preistorico costituito dal vicino riparo sotto roccia che ha offerto determinanti dati scientifici per la conoscenza del popolamento alpino, a quote elevate, risalente al Neolitico ed all’Età del Bronzo Antico.

La scoperta del sito
Conosciutissimo in ambito locale, il riparo di Balm’Chanto fu anche utilizzato come rifugio partigiano durante l’ultima guerra ed adatto sino agli anni ‘60 del XX° secolo quale ricovero per pastori e greggi che di frequente venivano condotte a pascolare in zona, particolarmente in primavera, quando la neve, ancora presente nelle fasce alte della montagna, impediva l’utilizzazione dei pascoli situati a quote superiori.
L’assenza di vere e proprie grotte in questo settore alpino ha alimentato un alone di mistero intorno alla località. Una leggenda nota nella zona vuole che questa grotticella sia in comunicazione con la località nota con il toponimo di blaguètto, in prossimità del pont d’la salso, ove il diavolo, nel giorno di San Giovanni metterebbe in bella mostra la sua produzione di pentole, mestoli ed altri oggetti in rame; questa leggenda sembra voler ricordare il legame tra l’arte della fonditura dei metalli e gli esseri infernali abitanti le viscere della terra. Da qui la denominazione che alcuni danno a questa grotticella: la tuno dâ diaou, cioè la tana, il buco del diavolo. Fu in base a questa leggenda che intorno al 1968 fu individuata la località e venne esplorata una parte della grotticella. I sopralluoghi si susseguirono negli anni fino al 1980, periodo in cui si sviluppò anche l’aspetto antropologico della ricerca, sempre grazie alla dedizione degli esperti del Centro Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo

Lo studio
L’importanza degli studi in corso per la migliore conoscenza delle popolazioni preistoriche delle valli del Pinerolese e più in generale dell’arco alpino occidentale è evidente: per la prima volta è stato possibile scavare, con criteri rigorosamente scientifici e dotazioni tecniche efficienti, un insediamento preistorico di alta quota e, quel che più conta, individuare una sequenza stratigrafica dettagliata collegata strettamente a reperti ossei, ceramici, litici, botanici.
Purtroppo manca quasi completamente una conoscenza dettagliata sulla storia più antica del popolamento umano nelle Alpi piemontesi che consentirebbe un approfondimento cronologico e culturale dei materiali provenienti dallo scavo del 1981.
Anche le ricerche archeologiche ad alta quota nell’arco alpino occidentale non sono frequenti sia per le difficoltà logistiche legate alla morfologia ambientale, che per il difficile reperimento dei siti in cui scavare; invece in pianura non è raro invece imbattersi in ritrovamenti imprevisti mentre si sta scavando in siti individuati.
I siti alpini assumono particolare interesse in quanto si collocano in un ambito territoriale che ha subito minori deformazioni dalla prima colonizzazione umana in poi ed in cui gli elementi di paleo-economia si collegano ancora strettamente ad elementi di economia moderna o addirittura contemporanea.
L’insediamento
Le condizioni climatiche inospitali ed ambientali durante tutta l’ultima glaciazione hanno probabilmente indotto gruppi di cacciatori-raccoglitori a risalire lentamente l’arco alpino occidentale al termine del Paleolitico superiore.
Nell’Olocene si verifica un miglioramento climatico che opera una ristrutturazione ambientale, caratterizzata dalla risalita della vegetazione arborea a latifoglie sui versanti ed in profondità nelle alte valli; questo permise forse un occupazione stagionale dell’ambiente alpino anche da parte degli ultimi gruppi di cacciatori, i mesolitici. La loro presenza, tuttavia, dev’essere ancora accertata. Tutte le altre località in cui si sono ritrovati insediamenti neolitici sono di fondovalle e non vi è documentazione che, durante il Neolitico, si svolgessero importanti attività economiche incentrate sulle fasce ecologiche d’alta quota (i pascoli). Gli umani dell’età del Bronzo che attuarono una lenta penetrazione e sedentarizzazione della montagna, lo fecero dopo la scomparsa dei grandi branchi di erbivori pleistoceni, o per la caccia agli animali di foresta o, in minor misura, per il pascolo di caprovini e la cerealicoltura.
L’ambiente alpino rispetto alle altre aree geografiche dell’Italia Occidentale presenta diversità evidenti ancora oggi che si riverberano anche sugli oggetti della cultura materiale, infatti il riparo di Balm’Chanto, con la sua ricchezza in reperti, soprattutto ceramici, delinea una cultura con aspetti caratteristi proprii: ad esempio l’industria su pietra verde, ricca in particolare di cuspidi sottili e levigate, di delicata e raffinata fattura che non ha riscontro, per ora, in altri siti.

Accesso
Dall’abitato di Villaretto si sale verso la borgata Seleiraut, superate le case di Champ dâ Fill si prosegue fino al secondo tornante, si lascia l’auto e si prosegue lungo una traccia di sentiero sulla sinistra che percorre una cengia rocciosa fino a raggiungere il sito, a quota 1400 m s.l.m. Oppure appena sotto l’abitato di Seleiraut, dal vero e proprio terrazzo morfologico denominato Belregard si scende verso il riparo che costituisce il sito.

PER SAPERNE DI PIÙ
AA.VV. Arte rupestre nelle Alpi Occidentali dalla valle Po alla Valchiusella, Museo Nazionale della Montagna, Torino, 1987
AA.VV. Survey, Bollettino del Ce.S.M.A.P. (Centro Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo) anno 3°, N° 5, 1989, Ce.S.M.A.P., Pinerolo, 1989
AA.VV. Survey, Bollettino del Ce.S.M.A.P. (Centro Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo) anno 2°, N° 3, aa. 1987/88, Ce.S.M.A.P., Pinerolo, 1988
AA.VV. Survey, Bollettino del Ce.S.M.A.P. (Centro Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo) anno 4°e 6°, Ce.S.M.A.P., Pinerolo, 1990
NISBET R., SEGLIE D.Balm’Chanto. Archeologia della Val Chisone, Ce.S.M.A.P., Pinerolo, 1983



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