I Galliformi | Fauna |
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![]() Nel Parco si possono osservare quattro specie di Galliformi, due appartenenti alla famiglia dei Tetraonidi, Pernice bianca (Lagopus mutus) e Gallo forcello (Tetrao tetrix), due appartenenti alla famiglia dei Fasianidi, Quaglia (Coturnix coturnix) e Coturnice (Alectoris graeca). Il Gallo forcello frequenta principalmente le zone forestali a conifere e le formazioni di arbusti contorti confinanti con le praterie di alta quota. Sono caratterizzati da un elevato dimorfismo sessuale: la femmina di colore marrone marmorizzato, mimetica, nidifica sul terreno; il maschio ha un piumaggio nero lucente con sottocoda e barre alari bianche, la coda ha forma di lira. La morfologia del maschio è finalizzata allostentazione della propria presenza sulle arene di canto o riproduttive. Queste sono superfici aperte, radure, che possono avere una superficie anche abbastanza ampia di alcune centinaia di metri quadrati, dove tra aprile e i primi di giugno, ogni giorno allalba si riuniscono diversi esemplari per cimentarsi in canti, parate e combattimenti. Le femmine visitano le arene per alcuni giorni e vengono corteggiate finchè non si rendono disponibili per laccoppiamento. La Pernice bianca è legata ai ghiaioni e ai macereti di alta quota, preferibilmente sui versanti esposti a Ovest o Nord. Ha un piumaggio estremamente mimetico, bianco in inverno e screziato di bruno e grigio destate. Le zampe e le dita sono completamente ricoperte di piume da cui il nome Lagopus che significa piede di lepre. La Coturnice frequenta pendii aridi e assolati con vegetazione erbaceo-arbustiva e affioramenti rocciosi, ambienti tipici delle quote elevate, nel Parco la si incontra al di sopra dei limiti della vegetazione arborea in particolare sui versanti esposti a sud della Val Chisone e Val Sangone. Tra queste quattro specie la Quaglia è la sola migratrice, presente nel Parco durante il periodo riproduttivo dalla tarda primavera alla fine dellestate, dopo aver compiuto erratismi altitudinali si porta nei quartieri di svernamento africani e asiatici. Originaria degli ambienti steppici, si è adattata secondariamente alle colture cerealicole e foraggere; oggi è diventata più rara probabilmente anche a causa della cessazione delle attività colturali in quota. |